about me

Virginia Woolf

A 15 anni lessi Gita al faro, l’anno dopo Le Onde, in inglese. E capii che era questo che volevo fare: scrivere. A quel tempo pochi in Italia la conoscevano. Fu amore a prima vista, amore che durerà per sempre.

Ho letto qualsiasi cosa Virginia Woolf abbia scritto e tutte le biografie che si sono succedute, ogni testo altrui che fosse in connessione con lei, permettendomi di conoscerla intimamente. Sono andata nei suoi luoghi, sono stata nella sua mente.
Ho ripercorso i sentieri delle sue amicizie e amori, della sua ironia e sofferenza, ho cercato di cogliere, per quanto mi fosse possibile, i lampi folgoranti e le riflessioni profondissime con cui narrava l’animo umano.

Ho rivissuto la mia vita attraverso il ritmo della sua parola e voce.

campetto di calcio capalbio

Il prato verde e una palla. La massima gioia della mia infanzia. Dovunque andassi mi portavo il pallone e lo prendevo a calci, anche da sola. Ero brava. Ho cominciato da attaccante, poi sono diventata regista e infine, a calcetto, difensore.

L’età avanzava e a 50 anni un legamento mi ha tradito. Ne ho parlato di sport e di calcio, per anni, su giornali e nei libri, alla radio. È il mio divertissement perché sono parecchio preparata.

La squadra per cui tifo mi assomiglia. È un po’ pazza, si esalta e si deprime, ha problemi psicologici da analisi freudiana. I suoi tifosi, come me, sono piuttosto obiettivi e sanno riconoscere le sconfitte. Soffrono di tristezza congenita che scompare appena pensano a Mou e al triplete.

Il calcio è il gesto bello, minimo come un anticipo senza fallo e massimo come il colpo di tacco che segna il gol. E anche nel calcio la differenza la fa l’intelligenza.

Maremma Capalbio

La bassa maremma è aspra. Calda, polverosa d’estate, gelida e ventosa d’inverno, ramata e grassa d’autunno, verdissima e commovente in primavera.

Il mare leviga i tronchi, piatto di mattina, mosso il pomeriggio, pulito e, con qualche passo in più, solitario. I cinghiali abitano il bosco di notte, accompagnati da furtive volpi, i ricci dal passo lento e timoroso. Capalbio ha le mura sul crepuscolo e sulle geometrie ondulate dei campi.

Qui, appena posso, vivo. Ritrovo grano e ghiande di una bambina sola che scorrazzava nei boschi e i fiori piumati da non cogliere e i frutti da addentare. Me ne sto lontana dal mondo e dalla mondanità, la ruvidezza dolce amo.

Come le valli dolomitiche, l’Himalaya e il Vatnajokull.

elefanti Kenya

Una torma di elefanti che maestosi e riflessivi scendono alla grande pozza per abbeverarsi. Camminano schierati verso di me, proteggendo a cerchio i piccoli. È la stagione dei nuovi nati, pachidermi in miniatura, goffi e buffi. L’immensa ombra delle madri li tiene al riparo, i piccoli procedono dondolando, le orecchie ancora tenere e la proboscide non ancora padroneggiata.
L’elefante sembra lento ed è veloce, sembra buono ma se provocato è ferocemente potente.

Ha la memoria di un saggio e la gioiosità di un adolescente che gode nello spruzzo dell’acqua. L’elefante ha gli occhi consapevoli perché sa.

E poi ci sono gli enormi orsi bianchi, inavvicinabili e così solitari nel ghiaccio della banchisa E i cani e il loro cuore umido.